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Vesuvio

Salire lungo le pendici del grande e oggi silenzioso Vesuvio ed osservare la sua gola, così profonda e così pericolosa, è un’emozione che non può essere descritta con le semplici parole, ma deve essere vissuta. Il Vesuvio oggi attira milioni di visitatori poiché è il vulcano più pericoloso d’Europa: prima o poi il tappo formatosi nella sua gola esploderà e ricoprirà interi paesi con il suo magma caldo e rovente. Il Vesuvio è il vulcano più famoso del mondo, infatti è stato il primo vulcano italiano ad essere studiato, per cui non è un caso che il primo Osservatorio sui fenomeni vulcanici sia stato creato proprio in Campania ed oggi è ancora ben funzionante, grazie al quale la vulcanologia è divenuta una vera e propria scienza di ricerca. Il Vesuvio è alto circa 1281 m. e percorrere le sue pendici equivale a percorrere millenni di storia. Il suo nome è legato al termine “Cas” che significa “risplendere, bruciare”, altri, invece lo associano alla Dea Greca Vesta, divinità del fuoco. Il Vesuvio è stato amato soprattutto per le sue terre fertili ma anche perché zona di lusso dei patrizi romani. In passato il Vesuvio non è apparso come un vulcano attivo; infatti per molto tempo fu considerato un Monte tranquillo, per questo gli scrittori antichi l’hanno descritto coperto di orti e vigne, eccetto per l’arido culmine. Fra un grande cerchio di dirupi c’era anche uno spazio piatto a sufficienza ad accampare un’armata; si trattava di un antico cratere di cui oggi rimane solo un settore denominato Monte Somma. Non conoscendosi la sua natura vulcanica, la fertilità dei terreni intorno favorì gli insediamenti abitativi. Il grande risveglio del monte avvenne nel 79 d. C., quando durante l’eruzione furono distrutte città come Ercolano, Pompei e Stabia, seppellite dalle ceneri e lapilli. L’ultima eruzione del vulcano risale al 18 marzo del 1944 durante la quale i paesi maggiormente colpiti furono: Terzigno, Pompei, Scafati, Nocera, ecc. dal 1944 non ci sono più eruzioni; tuttavia essendo considerato un vulcano in stato di quiescenza (cioè di sospensione momentanea dei processi vitali), alcuni interventi dello Stato hanno individuato una zona rossa, comprendente 18 Comuni. È stato, inoltre, disposto un piano di evacuazione dalla questura di Napoli, garantendo un’operazione ordinata e non pericolosa; sono state anche individuate altre zone pericolose che sono state designate con differenti colori: zona rossa; zona arancione; zona verde; zona gialla; La visita alle pendici, cioè al Gran Cono del Vesuvio, è la forma più antica di turismo vulcanologico; infatti questa era una metà già frequentata nell’Ottocento durante i viaggi che facevano i giovani dell’alta borghesia europea, ma anche scrittori e poeti europei durante il Grand Tour. L’itinerario lungo il Gran Cono è l’itinerario più antico del Vesuvio, è un percorso ad anello che richiede un leggero impegno fisico in relazione alla pendenza del tratto dell’itinerario. Il sentiero “Il Gran Cono” parte dal piazzale a quota 1000m s.l.m. nel comune di Ercolano. Dal piazzale si gode di una splendida vista del versante settentrionale del Monte Somma con i Cognoli di Sant’Anastasia e la Punta Nasone, la cima dell’antico vulcano. Da qualunque parte ci si volti lo sguardo incontra le ginestre, principalmente quelle dell’Etna, che si accompagnano ad altre specie erbacee pioniere della lava come la valeriana rossa. Il profumo travolgente delle ginestre annuncia l’arrivo dell’estate e colpisce gli occhi dei turisti che iniziano ad incamminarsi lungo il Gran Cono. Dopo aver pagato il pedaggio si inizia una lunga ascesa al Cono attraverso dei viottoli larghi caratterizzati da una serie di tornanti che permettono delle piccole soste di riposo e da cui è possibile scattare delle fotografie dei panorami mozzafiato. Salendo lungo i viottoli è possibile ammirare ancora meglio dall’alto il panorama sul Monte Somma ed allargare lo sguardo verso una depressione che separa i due vulcani, la Valle del Gigante. È possibile riconoscere anche la lava che risale all’eruzione del 1944 che ha creato una cunetta ricoperta di lichene. Salendo sempre di più lungo i tornanti il panorama abbraccia tutto il golfo di Napoli… spettacolare! Giungendo a quota 1118 m. s. l. m. si incontra la Casetta da cui inizia la visita guidata grazie alle gentilissime guide vulcanologiche che vi sapranno affascinare con la loro conoscenza e faranno accrescere sempre più curiosità per la storia di questo grande vulcano. Superata la Casetta vi è un largo percorso lungo cui si susseguono una serie di affacci sul cratere del Vesuvio e sul bordo superiore. Da qui c’è una vista unica: un panorama color giallo abbaglierà la vostra vista: sono le profumatissime ginestre. Raggiunta quota 1170 m. s. l. m. si arriva alla Capanuccia, si è giunti così alla meta del sentiero.

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